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«Bonifica, via i consorzi»
il Tirreno — 22 settembre 2009 pagina 01 sezione:
CECINA
CECINA. Al grido “Aboliamo i
consorzi”, si allarga la protesta del Comitato “No
consorzi di bonifica”, nato lo scorso anno contro
l’istituzione del nuovo comprensorio Val di Cecina. Ma
la protesta si estende anche ai consorzi che operano
sulla costa, a partire dalla Bonifica delle Colline
livornesi, al consorzio della Val di Cornia che opera
nel Castagnetano. La battaglia del comitato parte da
lontano, dal gennaio 2008 quando l’associazione si è
costituita proprio contro l’istituzione del nuovo
comprensorio di bonifica Val di Cecina, gestito dalla
comunità Montana su delega della Regione Toscana in base
alla legge 34/94, che delega le funzioni di bonifica e
manutenzione idraulica ai Consorzi. Il Comitato
(www.noconsorzidibonifica.it) ha esordito esortando i
cittadini a non pagare la tassa. Una protesta che dalla
Val di Cecina si è estesa alla Val d’Era e ai comuni
costieri. Ma con la recente presa di posizione della
Comunità montana potrebbero verificarsi sostanziali
novità. In positivo per le tasche dei cittadini. La
giunta della Comunità, formata dai sindaci di 5 comuni -
Volterra, Pomarance, Castelnuovo, Montecatini e
Monteverdi - vuole infatti rivedere dal 2010 le funzioni
di bonifica, e in particolare le modalità di attuazione
dell’area “contribuenza” e del piano di classifica. Di
fatto, non sono state ancora inviate migliaia di
cartelle esattoriali in giacenza. Segnale di un dissenso
forte. «La nuova giunta della Comunità montana - spiega
l’avvocato Flavio Nuti, legale del Comitato, già noto
per aver assistito il Comitato No gabelle - ha
giustamente preso una posizione netta (ovvero la
maggioranza di tre comuni guidati dai sindaci espressi
da liste civiche) rispetto alla precedente, facendo
proprie le problematiche già sollevate dal Comitato,
circa la legittimità dei criteri di trasferimento delle
competenze consortili dalla Regione alla Comunità
montana, e soprattutto i rilievi di illegittimità sulla
perimetrazione del comprensorio di bonifica che
coinvolge ben 18 comuni rispetto a quelli che di fatto
appartengono al territorio su cui la Comunità montana ha
giurisdizione, che sono soltanto 5». Inoltre ha
sottolineato la mancata attuazione di un catasto
consortile, distinto da quello erariale, nonché l’errata
predisposizione del piano di classifica con cui si
definiscono le zone di maggiore o minore interesse e
quindi le tariffe. «Ritengo giusta la posizione della
Comunità montana - afferma Nuti - per la revisione delle
competenze e perché no, la definitiva cessazione delle
funzioni consortili». Ma se la Comunità montana
dismette queste funzioni, chi le gestirebbe e chi
dovrebbe far pagare le opere di bonifica nella Val di
Cecina? «Si tornerebbe all’organizzazione precedente,
quando le funzioni di bonifica e le opere idrauliche
anche di manutenzione erano svolte dalla Provincia, e
per delega dai Comuni, attingendo alle entrate
tributarie regionali, provinciali e comunali senza
mettere le mani, come avviene ora, nelle tasche dei
cittadini, che si trovano a pagare un contributo
generalizzato, seppur talvolta di poche decine di euro,
che non è proporzionato ad un effettivo beneficio». La
Comunità Montana però avrebbe affidato l’emissione delle
cartelle al concessionario della riscossione di Pisa, la
Sepi spa, per l’anno 2008 e si accinge ad emettere gli
avvisi per l’anno 2009. «Il comitato è pronto a dare
battaglia - assicura Nuti - anche predisponendo ricorsi
collettivi». Maria Meini.
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