Bonifica, via ai ricorsi

il Tirreno — 30 novembre 2009   pagina 01   sezione: CECINA

 CECINA. Riesplode la polemica contro le cartelle «pazze» del contributo di bonifica mentre, dalla Val di Cecina, si annunciano i primi ricorsi contro le raccomandate esattoriali inviate in questi giorni dalla Comunità Montana per conto della concessionaria di riscossione Se.Pi spa. Sono 13mila i cittadini dei comuni della Val di Cecina interessati dal pagamento del contributo di bonifica una parte dei quali è cecinese (a marzo scorso furono 5800 gli interessati).  E proprio nel nostro comune si vive la situazione paradossale di un contributo che viene versato a tre enti diversi: alcuni pagano al consorzio delle Colline Livornesi, altri a quello dell’Alta Maremma, altri ancora - una minoranza - alla comunità montana. E non mancano casi - come ci conferma l’avvocato Flavio Nuti che assiste legalmente il comitato No Consorzi di Bonifica - di cittadini cecinesi che si sono visti recapitare a casa due bollette, una delle Colline Livornesi l’altra della Comunità Montana.  Venerdì scorso a Saline si è tenuta un’assemblea del comitato No Consorzi a cui erano presenti circa 200 persone. E’ stato deciso di partire coi ricorsi anche se, dopo l’avviso bonario inviato a primavera scorso, solo un 30% dei cittadini - dicono dal comitato - avrebbe pagato il contributo. «Non sappiamo ancora - spiega l’avvocato Nuti - quante cartelle esattoriali sono state inviate. Immagino siano circa un migliaio. Ora partiremo coi ricorsi. Anche nell’assemblea abbiamo riproposto quello che abbiamo sempre sostenuto e cioè che occorre valutare meglio una corretta applicazione della legge in mancanza di un beneficio diretto da parte del proprietario dell’immobile».  E’ vero che le somme richieste dalla Comunità Montana sono contributi per lo più variabili tra i 12 ed i 35 euro e che un solo ricorso costa 50 euro, ma dal comitato sono fiduciosi che i cittadini - stanchi di questa situazione - aderiscano comunque all’azione legale. E si sta studianndo l’ipotesi di un ricorso cumulativo, ammesso però per certe cifre.  Intanto si infiamma il dibattito sugli enti consortoli e, in particolare, sull’incredibile situazione normativa di Cecina. Già lo scorso anno il problema fu posto all’attenzione dell’amministrazione comunale cecinese. L’ex sindaco Pacini ribadì chiaramente la necessità di un avere un solo consorzio per i contribuenti e l’assessore Garigali si fece portavoce di questo messaggio in Regione. Poi, più nulla.  Oggi sull’argomento interviene il Psi che torma a chiedere l’abolizione dei consorzi di bonifica.  «Se c’è una cosa che i cittadini non possono più sopportare è vedersi scaricare sulle spalle i costi dei carrozzoni della politica», dice Alessandro Bechini, segretario del Psi della Bassa Val di Cecina. «Possibile che si debba continuare a chiedere ai cittadini di sostenere con le proprie risorse i consigli di amministrazione di enti inutili come i Consorzi di Bonifica? Nessuno nega che le funzioni che svolgono siano importanti, ma perché non vengono inseriti all’interno delle competenze della Regione? Perché oltre alla struttura operativa, che va salvaguardata, la comunità dei cittadini deve farsi carico delle indennità degli organi politici del Consorzio di Bonifica? Qual è il valore aggiunto? La Regione non ha al proprio interno nessun professionista capace di dirigere le attività di queste strutture operative senza bisogno dell’intermediazione politica?»  E aggiunge: «A Cecina poi la situazione assume tratti grotteschi - continua Bechini - con il Comune attraversato da ben tre consorzi di bonifica che rendono ancora più visibile il senso assolutamente strumentale di questi enti. Davvero la politica deve continuare a dare questa immagine di sé? Possibile che non si possa iniziare un percorso che porti ad una razionalizzazione delle strutture e degli enti che operano sui territori?»  Il Psi si è fatto promotore anche a livello regionale di una legge per l’abolizione dei Consorzi di Bonifica. Andrea Rocchi